Diamo forma alle nostre passioni

Fin da ragazzino sono sempre stato attratto dai lavori artigianali, costruire qualcosa con le mie mani mi ha sempre dato grande soddisfazione.

Ho avuto la fortuna di crescere con un nonno che sapeva fare e riparare un po’ di tutto. Lui mi ha insegnato ad usare diversi utensili mentre mio padre, che era orologiaio e orafo, mi ha insegnato l’attenzione ai dettagli, anche i più piccoli, la cura dei particolari e l’importanza dell’estetica.
Così, dopo 15 anni passati a gestire il negozio di famiglia, ad imparare a revisionare orologi meccanici e fare riparazioni sui monili d’oro, ho dato una svolta alla mia vita e ho iniziato a fare l’artigiano con metalli più “poveri” ma altrettanto ”nobili”.

Mario, il mio maestro, un battilastra esperto di Pininfarina, mi ha insegnato

le basi del mio nuovo mestiere e soprattutto mi ha trasmesso la passione per la battitura delle carrozzerie.
Già… la passione…
Vivere in provincia di Torino ha i suoi vantaggi per chi fa il mio mestiere.
In nessun altro luogo al mondo c’è mai stata una così alta concentrazione di costruttori di carrozzerie speciali. Questo grazie soprattutto alla Fiat che, anche dopo gli anni ’30, ha continuato a fornire autotelai con la meccanica a chi si dilettava a disegnare e costruire auto “speciali”.
Ancora oggi lo stile e la costruzione di prototipi di numerose case automobilistiche di fama mondiale passa da Torino.

Nel 2019 ho realizzato il sogno di avere un’officina tutta mia dove poter lavorare per soddisfare al meglio le esigenze dei clienti e coltivare le mie passioni.
Da allora ho imparato a fare un po’ di tutto.
Dalla realizzazione dei negativi con le resine per ricavare i modelli di battitura, fino alle saldatura di lamiere con vari metodi: dalla “vecchia” fiamma acetilenica al più moderno Tig sia su acciaio che su alluminio.
Ho appreso a creare i pezzi battuti a mano solo con i martelli e le incudini o con l’ausilio della Eckold (macchina formatrice della lamiera) e ad assemblare e montare veicoli interi sia nell’ambito del restauro che dei prototipi.

Il mio futuro?
Continuare a creare forme con le lamiere, non solo nel settore automotive ma anche al servizio dell’arte o dei complementi d’arredo.
Collaborare e mettermi al servizio di chi ha progetti interessanti e stimolanti, per continuare ad imparare e migliorarmi nel mio lavoro.

Il battilastra in Piemonte

Alla vigilia della prima guerra mondiale, tra Torino e Milano, sorsero una cinquantina di carrozzerie; altrettante nel periodo tra le due guerre (Stabilimenti Farina a Castagna, Balbo, Touring, Allemano, Vignale, Zagato, Francis Lombardi, Fissore, Garavini, Savio, Boneschi, Boano); altre venticinque dal dopoguerra agli anni sessanta (mentre numerose carrozzerie estere importanti non sono più operative dopo gli ’50); oggi vi sono nomi famosi in tutto il mondo (Italdesign, Pininfarina e Ghia solo per citarne alcune) che ispirano e influenzano il grande design automobilistico mondiale.

Il battilastra in Piemonte

Alla vigilia della prima guerra mondiale, tra Torino e Milano, sorsero una cinquantina di carrozzerie; altrettante nel periodo tra le due guerre (Stabilimenti Farina a Castagna, Balbo, Touring, Allemano, Vignale, Zagato, Francis Lombardi, Fissore, Garavini, Savio, Boneschi, Boano); altre venticinque dal dopoguerra agli anni sessanta (mentre numerose carrozzerie estere importanti non sono più operative dopo gli ’50); oggi vi sono nomi famosi in tutto il mondo (Italdesign, Pininfarina e Ghia solo per citarne alcune) che ispirano e influenzano il grande design automobilistico mondiale.

Quale è il motivo per cui a Torino continua l’attività di così tanti carrozzieri?
Molte delle aziende automobilistiche internazionali, intorno alla fine degli anni trenta, cessa di produrre i telai che costituivano l’elemento base dell’attività del carrozziere passando infatti alla produzione monoscocca.
La Fiat invece continua a mantenere gli autotelai nei propri listini, anche quando questo si trasforma da beneficio economico a perdita. Ed è stata la disponibilità degli autotelai Fiat a far prosperare i carrozzieri Torinesi.

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Arte e Artigiano

Si può definire un’automobile opera d’arte?
Nella Firenze rinascimentale si era sviluppato per pittori e scultori un “humus” ricco di cultura, fatto di botteghe d’arte dove i maestri formavano apprendisti e allievi destinati a loro volta a diventare grandi artisti. Come infatti capitò al Botticelli, al Perugino, al Ghirlandaio, e allo stesso Leonardo, tutti cresciuti alla bottega di Andrea del Verrocchio.

Arte e Artigianato

Si può definire un’automobile opera d’arte?
Nella Firenze rinascimentale si era sviluppato per pittori e scultori un “humus” ricco di cultura, fatto di botteghe d’arte dove i maestri formavano apprendisti e allievi destinati a loro volta a diventare grandi artisti. Come infatti capitò al Botticelli, al Perugino, al Ghirlandaio, e allo stesso Leonardo, tutti cresciuti alla bottega di Andrea del Verrocchio.

Nella Torino del dopoguerra esisteva un terreno altrettanto fecondo fatto di una tradizione centenaria di artigiani carradori, carrozzieri, ebanisti, battilastra  uniti alle scuole politecniche e alle accademie che produsse veri e propri capolavori di stile, di aerodinamica e motoristica.

Il MOMA (Museum Of Modern Art di New York) ha più volte dedicato delle mostre ad alcune tra le automobili più significative della storia.
Una in particolare, la Cisitalia 202 disegnata nel 1946 da Giovanni Savonuzzi per Pininfarina, fu acquisita dal MOMA per la collezione permanente, emblema dell’arte contemporanea, battezzandola “Rolling Sculpture”, scultura in movimento.

Forse a Torino in quegli anni abbiamo davvero vissuto un “Nuovo Rinascimento”.

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Tradizione / Innovazione

Partendo dai modelli di “stile” e/o modelli di battitura, c’è stata una interessante evoluzione negli ultimi decenni a vantaggio di un risultato finale migliore dei particolari realizzati a mano.

Le prime carrozzerie artigianali, ricavati dai disegni, venivano realizzate sui “filoni”, sagome in scala 1:1, fatte a mano dagli attrezzisti che riproducevano con tondini di ferro i volumi della vettura o in alternativa dai falegnami che costruivano i “mascheroni” di legno fatti a sezioni.

Tradizione / Innovazione

Partendo dai modelli di “stile” e/o modelli di battitura, c’è stata una interessante evoluzione negli ultimi decenni a vantaggio di un risultato finale migliore dei particolari realizzati a mano.

Le prime carrozzerie artigianali, ricavati dai disegni, venivano realizzate sui “filoni”, sagome in scala 1:1, fatte a mano dagli attrezzisti che riproducevano con tondini di ferro i volumi della vettura o in alternativa dai falegnami che costruivano i “mascheroni” di legno fatti a sezioni.
Queste tecniche tuttavia avevano livelli di precisione piuttosto approssimativi, necessitando di abbondanti aggiustamenti con stagno o stucco.
Negli ultimi anni i modelli vengono invece fresati, partendo dai progetti tridimensionali, in resine di varia durezza a seconda del caso, su cui si plasmano i componenti delle carrozzerie a tutto vantaggio della precisione e dell’assemblaggio.

Per dare forma al foglio di lamiera un tempo si lavorava molto di martello sui ceppi di legno o sacchi di sabbia e poi si uniformavano le superficie spianandole al maglio verificandole poi sui filoni e mascheroni.
Ora invece si usano macchinari come la Eckold, che tramite la ricalcatura e la dilatazione della lamiera danno al foglio il volume del pezzo da realizzare che poi viene calzato e assestato direttamente sui modelli di resina.

Anche il modo di ottenere le commesse è cambiato.
Dal semplice passaparola, ancora efficace, ora il battilastra deve partecipare a fiere internazionali, presentazioni, mostre e condividere qualche cocktail… in pratica uscire dalla sua bottega e presentarsi al mondo.

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